Silvia Osojnik / 25 settembre – 8 ottobre 2010


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La soglia del tempo
di MARIANNA ACCERBONI

INAUGURAZIONE SABATO 25 SETTEMBRE ALLE ORE 18

Quante esistenze ha vissuto un artista o un poeta, per raccontare – apparentemente senza motivo e senza sollecitazioni contingenti – vite e atmosfere passate, che odorano di tavole di palcoscenico e di fondali marini, in cui rimarranno per sempre adagiati barche e velieri? È il caso di Silvia Osojnik, pittrice triestina di talento, dalle lontane origini croate e ungheresi, autrice di una pittura avvincente e colta, che magistralmente, nonostante la matrice totalmente autodidatta, sa evocare atmosfere svincolate dal tempo e collocarle nella cornice del sogno.
Appassionata di cultura araba, della metafisica orientale e cristiana, dell’arte gotica e medievale, della pittura di De Chirico, l’artista, dipingendo rigorosamente a olio e facendo uso di abili e istintive velature, compone un mondo morbidamente onirico e simbolico, in cui, nel corso del tempo, alla polvere del circo e del teatro, alla finezza e al ritmo delle composizioni di Pietro Longhi, all’evasiva intensità del gesto di Francis Bacon e al silenzio adagiato del fondo del mare, da cui trae spunto per le sue “visioni”, si va un po’ alla volta sostituendo un’architettura surreale, che si fonda su moduli semplici e allusivi, intrecciata a presenze umane: una pittura abile e sottilmente avvincente, naturalmente ricercata e raffinata, legata ai sofismi d’Oriente, ma nel contempo anche alla cultura del passato remoto d’Europa. Un linguaggio espresso attraverso quelle vibrazioni intense ed evanescenti di luce e di colore, quelle atmosfere incantate e apparentemente cupe, che caratterizzano ancora oggi l’arte del nord est europeo, dall’architettura dei castelli della Baviera all’arte croata contemporanea, alle dense atmosfere magiare, che sembrano materializzare l’evocazione di un sogno mediante un linguaggio composito ma nel contempo elementare e attraverso le quali la Osojnik sa rendere visibile l’invisibile.

BIOGRAFIA Silvia Osojnik, nata a Trieste, è laureata in biologia. Autodidatta, espone dalla fine degli anni 80. In questi anni ha partecipato a numerose collettive in Italia e all’estero: le sue mostre personali più importanti sono state realizzate a Grado, Firenze, Trieste e Graz.

Luigi Forgini / 11 – 24 settembre 2010

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La mia Trieste
INAUGURAZIONE SABATO 11 SETTEMBRE ALLE ORE 18

La sua formazione è avvenuta presso il Liceo Artistico di Venezia ed è proseguita a Trieste con Carlo Pacifico e con Riccardo Tosti, ”Il pittore del Sole”, allievo a sua volta di Carlo Wostry uno dei maestri triestini della prima metà del secolo appena concluso. E proprio dal Wostry Luigi Forgini ha appreso la lezione chiaroscurale vibrante ed intensa, che gli ha consentito di aprire un discorso volto a cogliere ambienti, situazioni e figure per proporre e costruire un armonioso mondo nel quale far convergere sia la memoria che l’osservazione del vero. Una pittura, quella di Forgini che non vuole essere null’altro che quel che è, che si realizza nel preciso ambito postimpressionista, fatta di materia corposa, che si colloca nella prosecuzione ideale di una grande stagione, convinta di avere ancora a disposizione validi mezzi per dire la sua visione delle cose.

Claudio H.Martelli

La pittura di Forgini si impernia su un naturalismo personale ed istintivo che sa cogliere l’ambiente, definendolo nella sua esatta atmosfera. Ne scaturiscono delle immagini di intensa e fluente poesia filtrate dal sentimento, sempre presente, che riesce a spiritualizzare la materia ed a comunicare subito l’intensità lirica del contenuto. I suoi sono paesaggi permeati di silenzio, di ricercata pace, nell’autenticità idilliaca della natura, scorci della sua città, ma per lo più scene di un retroterra fatto di modeste casupole, di aie assolate, di ridenti cortili, dove la gente ancora si compiace di una vita semplice e non corrotta dal progresso. Sono per lo più scene di vita campestre che emanano freschezza e dove l’anima riesce ancora a ritrovare se stessa. Il suo è un mondo che affascina perché è un po’ come lo vorremmo tutti: un mondo a misura umana, un po’ primitivo ed incontaminato dai mille prodotti di una civiltà distruttrice, un mondo in cui la voce della natura non è un sussurro, ma un canto armonioso.
Giordano Pontini

BIOGRAFIA Nato a Trieste nel 1934, ha frequentato il Liceo Artistico di Venezia e ha studiato poi con Carlo Pacifico e con Riccardo Tosti. Una ricca gamma di colori e di effetti luministici portati da una pennellata corposa come il substrato con il quale il pittore costruisce paesaggi dall’intenso contenuto lirico nell’ambito di una visione pittorica accostabile ai postimpressionisti italiani di macchia e mirante ad una appropriazione della realtà filtrata attraverso una visione poetica della natura. È anche autore di ritratti e di scene di costume. Dal 1974 ha allestito numerose mostre personali a Trieste e in altre città italiane

Atelier Možina / 3 – 16 luglio


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Atelier Možina / Mostra degli allievi
di MARIANNA ACCERBONI

INAUGURAZIONE SABATO
3 LUGLIO ALLE ORE 18

In assenza di un accademia di belle arti istituzionalizzata, gli artisti o gli aspiranti tali di Trieste studiano pittura e altre discipline affini accanto a pittori professionisti di livello. Tra questi, Livio Možina, autore iperrealista, presente dalla fine degli anni sessanta sulla scena espositiva locale, nazionale ed estera, persegue l’attività didattica, svolgendola alla Galleria Rettori Tribbio nei giorni in cui questa è chiusa al pubblico. Così, circondati dalle tele degli artisti espositori, il maestro trasfonde la difficile strada dell’arte ad allievi di tutte le età, la maggior parte dei quali neofiti. “Nel corso delle mie lezioni – afferma Možina – cerco di far emergere la personalità di ogni discepolo e di raffinarla prima attraverso il disegno, poi mediante la pratica pittorica”. Modelli da imitare, a lezione, sono i dipinti di artisti noti, come per esempio lo statunitense Ton Browning, il canadese di origine belga Carel Brenders e il fotografo italiano Gianfranco Bini, facilmente interpretabili attraverso l’uso di un appropriato reticolo.
Ed ecco, a conclusione dell’anno accademico 2009/ 2010 – condotto da Možina con il consueto scrupolo, lo stesso che compare anche nella tecnica e nei modi delle proprie opere – la mostra finale con i risultati acquisiti dagli allievi. Che sono 34, presenti con un’opera o due ciascuno, quasi tutte realizzate a olio. E, per essere in gran parte neofiti, niente male! Dorina Deste partecipa con una luminosa visione di gusto intimistico, Giovanni Bon con un notevole ritratto d’inclinazione iperrealista, così come Bruno Stiglich, che si esprime con slancio verista, mentre Ida Marottoli delinea dei lupi all’erta in un dipinto morbido e ricco di profondità. La pittrice panamense Otilia Saldana compone un delicato ritratto infantile, che fa da pendant al nudino gentile della giovanissima Alice Bellettini. Antonio Di Gregoli in forma ancora embrionale, Tullio Antonini, Teresa Potocco e Damjana Žagar con tratto più maturo, raccontano i segreti del bosco, che viene rivisitato con la neve e con molta sensibilità alla luce da Giuseppina Depase, Claudio Iurin e Mitja Zonta. Il tema della natura e della presenza umana è affrontato con grazia da Valentina Butelli, Lilia Debiasi, Gabriella Di Pietro e dall’inglese Yvonne Rowden, quello carsico, con competenza, da Paolo Bonifacio, Marino Carli, Laura Pescatori e, in senso più lato, da Majda Pertotti e Selma Kralj. Il mare è il soggetto prediletto di Adriana Belle, Daniela Corso, Alessandro Ferronato ed, espresso con taglio squisitamente espressionista, da Valdea Ravalico: Il corpo umano è proposto con sensibilità contemporanea da Cristian Fermo, la natura morta con proprietà da Fulvio Caiulo, Chiara Giacometti, Bruna Naldi, Serena Vivoda, mentre Dilva Musizza e Roberto Stalio testimoniano con abilità la presenza animale e la giovanissima Anna Schnabl compone un inno surreale agli intramontabili Beatles.