Livio Crovatto
27 dicembre – 23 gennaio

INAUGURAZIONE SABATO 27 DICEMBRE ALLE ORE 18
SABATO 10 GENNAIO ALLE ORE 18 INCONTRO CON L’ARTISTA E PRESENTAZIONE DEL VOLUME “RIVE DI TRIESTE”.
La mostra resterà chiusa dal 4 al 9 gennaio 2015.

Donna che legge

Donna che legge

Rive di Trieste. Tra natura e cultura di Walter Chiereghin
Nel 2013 Livio Crovatto ha prodotto un libro fotografico sulla Laguna di Venezia, evitando le insidie dell’ovvietà insite nel soggetto, probabilmente tra i più fotografati al mondo.
In occasione di questa mostra gioca in casa, esplorando con la fotocamera l’area delle Rive, il punto nevralgico dell’incontro tra la città e il suo mare, la linea di confine tra l’elemento liquido e la solidità della terraferma, dove si incontrano le geometrie composte delle architetture e l’aperta visione di cielo e mare, cangiante continuamente a seconda dell’ora, del tempo atmosferico, del vento e della marea, in impercettibili o subitanei vistosi movimenti della luce e delle masse d’acqua. È il posto più prettamente triestino, quello di un’eterna dialettica elemento naturale e artificio edilizio, tra natura e cultura, così ricorrente nella nostra letteratura e nella nostra poesia, da Slataper a Saba a Pahor, come pure nella pittura, da Flumiani a Wostry a Spacal a Švara, come, ancora, nella memoria e nella quotidianità di quanti a Trieste abitano.

Le Alpi sul Molo

Le Alpi sul Molo

L’obiettivo esercitato di Crovatto compie anche in questo domestico sguardo gettato intorno a lui stesso una selezione di immagini proponendone alcune di forte impatto visivo ed emotivo, sia nel caso in cui esse rappresentano dettagli inanimati del paesaggio che si può cogliere passeggiando nelle poche centinaia di metri presi in considerazione dalla sua indagine (suppergiù l’area prospiciente Piazza dell’Unità, il Molo Audace e il Canale), sia che tale paesaggio si animi e si complichi per la presenza di figure umane, spesso irriconoscibili per i loro lineamenti perché colte di spalle o in controluce dall’obiettivo, che le riduce così a siluette che, seppure prive di identità, o forse proprio a cagione di ciò, risultano tuttavia portatrici di una palpitante umanità.
Una raffinata eleganza compositiva narra di una cultura della visione che si esprime nella sottolineatura di rigidità geometriche, com’è nel caso di un’immagine del sole al tramonto o in quella di vele che si rincorrono sulle onde in un’inopinata tripartizione dello spazio fatta di grandi campiture che disegnano un rettangolo, un trapezio e un triangolo, o ancora nelle grandi bandiere che garriscono orizzontali sui pili di Piazza Unità in una giornata di vento impetuoso. In tali esercizi di equilibrio formale si perviene a volte a una rappresentazione quasi astratta, per l’angolatura particolare di un’inquadratura o sfruttando il gioco di riflessioni che rende ondulate le geometrie di Palazzo Gopcevich nel loro riflettersi nelle acque del Canale davanti alla sua facciata.
A tale eleganza formale, particolarmente nelle immagini che includono soggetti animati, si associa una sofferta partecipazione emotiva, sia quando l’obiettivo narra di labbra protese in un bacio o nei giochi affettuosi di due amanti accoccolati davanti al mare, sia quando racconta dell’atavico legame biunivoco tra un uomo e il suo cane, colti anch’essi alla luce di un infiammato tramonto.
Nell’insieme, immagini di grande valenza estetica ed emotiva, che esprimono con calorosa partecipazione umana un concetto spesso abusato dalla retorica, quello di patria, del luogo cioè dove siamo nati e dove abbiamo imparato a camminare, a parlare, a leggere e scrivere, a confrontarci con gli altri e a sapersi parte di un più grande insieme, che si compone e scompone sotto lo stesso cielo e davanti al medesimo mare.

Sole e barca

Sole e barca

Dilva Musizza / 13-27 dicembre

INAUGURAZIONE SABATO 13 DICEMBRE ALLE ORE 18.
tempesta
Sguardi Esperienze Emozioni
di Martina Vocci

Paesaggi africani e animali esotici, piccole scene di vita quotidiana, case addossate l’una all’altra in paesi istriani e del carso triestino, oggetti e paesaggi marini  accompagnano il percorso artistico di Dilva Musizza nella scoperta dell’espressione pittorica come strumento per fermare la frenesia della vita nel suo incessante scorrere. La tela è per l’artista uno spazio di libertà in cui sperimentare tecniche e abilità e in cui convogliare, insieme a uno sguardo quasi fotografico, anche emozioni e interpretazioni personalissime che arricchiscono intensità e visione dell’artista.
Disegno e pittura, colori e bianchi e neri – ovvero l’onnipresenza e l’assenza totale del colore –  diventano allora parole per esprimere una caratteristica poetica esistenziale, una visione della vita e uno scandaglio per interpretare il mondo con un nuovo sguardo che si compone tanto di pennellate veloci quanto di precise tecniche “a togliere” e in cui il fulcro è, come nel vissuto quotidiano, la curiosità di conoscere attraverso le sensazioni e la capacità di provare e restituire emozioni.  E’ la vita che si dischiude su tela per instaurare una narrazione con lo spettatore a cui l’artista offre la propria eclettica esperienza del quotidiano con passione, gioia e amore.

ombrelle colorate
Dilva Musizza Bizjak è nata a Capodistria ma vive a Trieste, ora sul Carso triestino, fin da quando era piccola. Dopo un’iniziale passione fotografica, la sua esperienza pittorica inizia con la scuola di Livio Možina che segna l’inizio della sua ricerca artistica, e che prosegue anche attraverso la sperimentazione poliedrica ed eclettica di diverse tecniche pittoriche e figurative. Espone le sue opere in numerosi  contesti nazionali e internazionali

Cinque sguardi sul reale
20 novembre – 19 dicembre

Tina Cencic - Re della terra

Tina Cencic – Re della terra

INAUGURAZIONE SABATO 29 NOVEMBRE ALLE ORE 18.00

Cinque sguardi sul reale di Walter Chiereghin

La collettiva che esibisce i dipinti di Tina Cencič, Dorina Deste, Bruna Naldi, Majda Pertotti e Serena Vivoda verrà ospitata, non casualmente, dalla Galleria Rettori Tribbio, che è sede anche della scuola di pittura di Livio Mozina, della quale tutte le cinque espositrici sono allieve. Non ci sarebbe stato forse nemmeno bisogno di dirlo, tanto evidenti sono le tracce
lasciate da quel magistero in ciascuna delle autrici. Inconfondibile, difatti, il richiamo alle tecniche e alle sensibilità iperrealiste, una sorta d’imprinting che permea di sé ciascun lavoro tra quelli esposti, ognuno dei quali è la precisa rappresentazione del dato reale, della realtà così come viene percepita dagli occhi dell’artefice, che semmai tende a sublimarla ulteriormente nelle sue connotazioni percettive eliminando alcune possibili imperfezioni del soggetto e del contesto in cui esso viene rappresentato, quando non implichino un effetto di ancor più accentuato realismo. Continua a leggere