INAUGURAZIONE SABATO 15 DICEMBRE ALLE ORE 18
Mostra collettiva di pittura, scultura e grafica.
Silenzi di PAOLO QUAZZOLO
INAUGURAZIONE SABATO 1 DICEMBRE ALLE ORE 18
Il soggetto, impegnativo e complesso, per questa esposizione è stato suggerito all’autrice triestina in modo del tutto particolare: un’ispirazione improvvisa, una suggestione che ha condotto Annamaria Ducaton ad affrontare una profonda riflessione artistica su cosa sia il silenzio e, soprattutto, come esso possa essere rappresentato in modo figurativo.
Il termine “silenzio” assume, nella nostra cultura, numerose valenze e, in base all’ambito cui fa riferimento, si tinge di significati via via diversi. Nell’acustica, per esempio, il silenzio indica l’assenza di qualsiasi suono: situazione questa pressoché impossibile in un mondo – il nostro – ove, viceversa, il rumore appare dominare ogni azione. Ma il silenzio è anche una componente fondamentale della musica, laddove il suono è necessariamente accompagnato dalle pause che, con la loro durata, contribuiscono a dare il ritmo al brano musicale. Ma non solo: la pausa è sinonimo di attesa, crea tensione, prepara a un evento sonoro importante. E il silenzio, nella musica contemporanea, è stato capace di divenire protagonista assoluto, come accade nel celebre brano di John Cage 4’33”.
La pratica del silenzio è anche un fatto rituale, religioso: in questo contesto il tacere indica non solo e non tanto l’astensione dalla parola, ma soprattutto la ricerca di una pace interiore, la volontà di placare il tumultuoso flusso dei pensieri, il tentativo di concentrarsi sulla propria interiorità.
Il silenzio è anche giuridico, laddove la mancata espressione della volontà da parte di una persona o di un soggetto equivale al suo assenso o, nei procedimenti giudiziari, diviene una forma di protezione di cui può fare uso una persona sottoposta a interrogatorio.
Nell’ambito della comunicazione, infine, già i primi retori avevano compreso che il silenzio indica non solo l’assenza o la negazione di una volontà a comunicare con il prossimo, ma soprattutto diviene potente espressione di sentimenti nascosti, di emozioni, di concetti sottintesi eppure difficili da esprimere. Cicerone così come Seneca avevano sostenuto che un bravo oratore deve sapere non solo parlare in modo persuasivo, ma anche tacere al momento opportuno, onde conferire maggiore efficacia al proprio discorso. Ed è quanto ci hanno insegnato i professionisti della parola, ossia i drammaturghi e gli attori, che da sempre sanno dosare con grande sapienza il flusso del discorso e i silenzi che l’accompagnano.
Silenzio è dunque emozione, ricerca di se stessi, rispetto dell’altro, riflessione, volontà di scoprire tutto ciò che il suono e il rumore spesso portano via dall’esistenza di ogni giorno.
Con il concetto di “silenzio” si confronta, dunque, anche Annamaria Ducaton che propone una serie di interpretazioni di questo articolato tema, laddove il “silenzio”, metafisico e impalpabile, sembra assumere via via una personalità e una dimensione quasi corporea.
Punto di partenza dell’affascinante percorso proposto dall’artista, è la tela Cinque silenzi nella notte, ove il concetto di Silenzio si materializza e si presenta ai nostri occhi tramite una particolare forma a goccia, che ci accompagnerà per buona parte del percorso. Inserito in un universo sconfinato e luccicante di stelle, il Silenzio è quasi una sorta di sacco amniotico, all’interno del quale è contenuto il principio misterioso della Vita: negli spazi siderali dell’universo, il Silenzio vaga tranquillo, nella sua primordiale imperturbabile serenità.
E dall’universo il Silenzio sembra giungere a contatto con la dimensione umana: Le sentinelle ci propongono una struttura architettonica in cui predomina l’elemento armonioso dell’arco, attraversato da evanescenti forme di nuvola, che sembrano quasi sfondare la matericità della costruzione architettonica, per condurci verso gli infiniti spazi dell’anima.
A questo punto il Silenzio viene declinato dall’autrice nelle più differenti e suggestive situazioni, che ci conducono a riflettere e a confrontarci con significati metafisici. Silenzio a Gerusalemme, dai colori accesi, ci richiama a una città-simbolo per il mondo spirituale e religioso e ci guida a una meditazione dal sapore mistico. In Silenzio sul lago, una delicata forma quasi ectoplasmatica, attraversa la pace di un ambiente incantato. Suggestioni lontane richiama Silenzio nel deserto, mentre Silenzio nella terra evoca un senso di calma primordiale. Un sentimento di religiosità comunica invece Sentinelle del tempio, ove il Silenzio è sinonimo di raccoglimento e meditazione e dove, soprattutto, il protagonista si tinge di color oro, materiale non solo prezioso, ma soprattutto incorruttibile. L’oro torna nuovamente in Mistici silenzi e in Luce, ove l’incastonarsi del protagonista dentro elementi architettonici sembra quasi ricordarci che i rumori della civiltà nulla possono contro uno stato primordiale che tutto circonda e tutto assorbe. Ancora la natura domina in Silenzio in un campo di grano e Nel mare del silenzio, mentre un inaspettato e curioso accenno al mondo classico – ove ancora il silenzio non era stato sconvolto dai rumori della civiltà moderna – si ritrova in Presenze silenziose. Evanescenti nuvole incarnano il tema dell’esposizione in Movimenti silenziosi, mentre il suggestivo Nella notte, il Silenzio, ci riconduce verso dimensioni infinite, ove un sole lontano sembra guardare con curiosità a un Silenzio ormai padrone degli spazi.
Un percorso insolito, difficile e articolato, questo di Silenzi, con cui Annamaria Ducaton desidera farci riflettere, quasi a ricordarci che nella frenesia della vita contemporanea ciascuno di noi dovrebbe trovare uno spazio per fermarsi a meditare, per ritrovare se stesso e l’armonia, spesso spezzata, con il mondo che ci circonda. Perché, come diceva Leopardi, “Il silenzio è il linguaggio di tutte le forti passioni, dell’amore, dell’ira, della meraviglia, del timore”.
BIOGRAFIA ANNAMARIA DUCATON
Vive e lavora a Trieste. Ha al suo attivo oltre 80 mostre personali e ha esposto giovanissima alla XI Triennale di Milano e in numerosissime mostre collettive.
Sue personali a Trieste, Gorizia, Udine, Trento, Milano, Torino, Roma, Bologna, Genova, S. Bonifacio (Verona), Brunico, Dobbiaco, Bolzano, Maniago, Salisburgo, Graz, Helsinki, Basilea, Stoccolma, Lubiana, Isola d’Istria, Terezin (Rep. Ceca), Venezuela, California.
Importanti i cicli ”La porta dell’anima” omaggio a Anna Frank, ”Kalevala” miti del Grande Nord,”La donna del mare” (Ibsen), Metamorfosi e ironie (Kafka), Gustav Mahler V Sinfonia e Das Lied von der Erde. Scenografie per Prokofiev, Cantico delle Creature, Magie Spagnole, Cuore.
Ha eseguito un murale (20 mq) all’interno della Cattedrale Nuestra Señora della Soledad, Venezuela.
Sue pubblicazioni:
1977 Proiezione di un’infanzia
1994 All’ombra del mango
2002 Amiche mie carissime
2008 113 gradini verso la felicità
2009 Affubulazioni
2011 Soledad, un enigma
Cinque modi di pensare la luce e le forme
di MARIANNA ACCERBONI
INAUGURAZIONE SABATO 17 NOVEMBRE ALLE ORE 17.30
Una grande freschezza cromatica e un’incisiva luminosità caratterizzano i dipinti a olio delle pittrici Gabriella Dipietro, Dilva Musizza, Bruna Naldi, Valdea Ravalico e Serena Vivoda, che rappresentano cinque modi diversi di pensare la luce e le forme e che, pur avendo sperimentato anche momenti formativi diversi, trovano nell’insegnamento di Livio Mozina, una sorta di eloquente fil rouge.
Gabriella Dipietro sa oscillare da una rappresentazione quotidiana del reale – esplicitata per esempio attraverso la visualizzazione di taglio prettamente narrativo di un angolo di Venezia – a un coinvolgente simbolismo espresso attraverso un enigmatico nudo femminile che “si specchia” idealmente in modo simmetrico nel suo doppio, immerso nella notte oscura e velato di eleganti trasparenze.
Dilva Musizza dimostra un notevole e originale estro creativo d’inclinazione squisitamente espressionista. Avvalendosi di quest’ultimo, interpreta e intreccia stati d’animo e paesaggi, sottolineandoli con una valenza cromatica vivace e brillante, d’ispirazione quasi fauve e dall’equilibrata ma intensa carica emozionale, e con un agile gesto pittorico, connotato da grande immediatezza e spontaneità.
Di forte fascino e bellezza sono le composizioni di Bruna Naldi, sostenute da abilità tecnica e amore per il particolare: con schietta ed elegante aderenza al soggetto, l’artista interpreta sul piano pittorico la ricchezza della natura, facendo scaturire dal suo gesto un armonico linguaggio quasi iperrealista, che esalta con timbro equilibrato il significato del tema.
Valdea Ravalico dimostra con queste opere recenti una raggiunta maturità del gesto pittorico e della propria capacità creativa: l’artista si esprime infatti secondo un linguaggio d’ispirazione postimpressionista, denso di sensibilità cromatica e di forza vitale, palesando una grande libertà compositiva, supportata da un’esperienza tecnica sempre più affinata.
Serena Vivoda esprime con grande agilità e sensibilità per la bellezza, la propria interpretazione della natura, che sfuma in toni narrativi e tradizionali, riuscendo a far scaturire la luce da accostamenti cromatici essenziali. In particolare in certe opere, come per esempio il candido tralcio di fiori con farfalle, la composizione pittorica è sottolineata da una delicata e positiva vena poetica.
Gabriella Dipietro – Nata a Gorizia nel 1965, vive e opera a Trieste. Laureata in Scienze Politiche, ha conseguito un Master in analisi e gestione della comunicazione. Ha iniziato a dipingere giovanissima sotto la guida affettuosa del pittore acquarellista Lido Dambrosi. Alternativamente e per brevi periodi è stata allieva dei pittori Claudio Cosmini, Guido Porro e Paolo Cervi Kervischer. Negli ultimi anni si è appassionata alla pittura iperrealista seguendo alla Galleria d’Arte Rettori Tribbio di Trieste, la Scuola del pittore e amico Livio Možina, vitale simposio e luogo d’incontro per scambiare idee, interessi e passioni comuni.
Dilva Musizza – Dopo un’iniziale esperienza fotografica, si avvicina alla pittura grazie alla frequentazione dell’Atelier di Livio Možina, dove con gusto impressionista inizia a trasporre sulla tela i ricordi dei suoi viaggi in Africa. Il suo stile personale si manifesta più tardi con l’adesione al lessico espressionista, esplicitato attraverso veloci colpi di colore e soggetti ispirati alla realtà che ci circonda. Attualmente l’artista prosegue la propria ricerca, tesa a interpretare attraverso l’arte visiva stati d’animo ed emozioni.
Bruna Naldi – Dal 2002 al 2007 ha frequentato i corsi di Hauser presso l’Università della Terza Età e quelli di acrilico, tempera e disegno sotto la guida degli insegnanti Rozman, Girolomini e Barbo. Dal 2007 al 2010 ha seguito i corsi di olio su tela e seta di Luciana Tiepolo. Da quattro anni frequenta i corsi di pittura tenuti da Livio Možina e partecipa alle mostre collettive dell’Atelier alla Galleria Rettori Tribbio di Trieste.
Valdea Maniago Ravalico – Ha studiato con i maestri Mario Rigoni, Walter Falzari e Ottavio Bomben e ha frequentato la Scuola Libera di Figura del Museo Revoltella e quella di nudo di Paolo Cervi Kervischer. Attualmente segue i corsi di pittura dell’Atelier di Livio Možina. Dai primi anni ’90 espone in rassegne collettive a Trieste e in altre città italiane. Ha al suo attivo cinque mostre personali.
Serena Vivoda – Nata a Trieste, dove risiede, ha coltivato negli anni l’amore per l’arte, sperimentando diverse tecniche figurative e la pittura su vetro (ispirate a Gustav Klimt, maestro della Secessione Viennese, e al Liberty) e dipingendo tessuti e porcellana. Dal 2009 frequenta l’Atelier del maestro Livio Možina, dove ha rinnovato l’ispirazione artistica, avvicinandosi alla pittura a olio e realizzando il sogno di dipingere quadri raffiguranti la natura e ciò che la circonda: rappresentazioni in cui la realtà è fedelmente interpretata attraverso la cura dei dettagli e la sensibilità per il dato luministico. Nel 2010, 2011, 2012 ha partecipato alle mostre dell’Atelier Možina allestite alla Galleria Rettori Tribbio.