INAUGURAZIONE SABATO 14 DICEMBRE ALLE ORE 18.00
Omaggio a Duiz di Marianna Accerboni
Surreale e sognante, onirico e perfetto nella stesura pittorica, Giovanni Duiz, scomparso di recente, ci ha lasciato una visione del mondo e della vita limpida e luminosa, espressa anche nell’ambito del linguaggio magico-fantastico con straordinaria chiarezza, levità ed eleganza.
Questa mostra ci riporta per mano nel suo mondo quasi fatato, a volte algido: un universo di cielo e di mare, dove il contesto urbano è espresso nella rappresentazione di una sorta di città ideale: nelle interpretazioni più razionali, attraverso prospettive quasi a volo d’uccello, e in quelle più fantastiche, mediante la raffigurazione di isole turrite di grande fascino, difese dalle rocce. Quasi a simbolizzare il temperamento riservato dell’artista.
La stessa eleganza, luminosità e delicatezza Duiz riservava per altro alle nature morte e alle altre tematiche, come per esempio Venezia, lo sport e il mondo circense, che, intrecciate tra di loro, la rassegna ripropone.
Nato a Trieste nel ’23, autodidatta, il pittore aveva iniziato a operare nell’arte verso la fine degli anni cinquanta, tramutando con garbo e misura, ma con idee molto personali, il linguaggio realista degli esordi in un nitido realismo magico dalle sfumature metafisiche e surreali: dipinti, realizzati a olio e ad acrilico soprattutto su tavola, ricchi di una fantasia, moderata comunque dal raziocinio, e da un’innata tendenza alla precisione, che lo avvicinavano all’iperrealismo, rammentando negli sfondi e nelle strutture spaziali la cultura visiva essenziale e finissima del Rinascimento toscano e delle sue miniature.
Artista dai cromatismi nitidi e luminosi, la cui pittura era basata sulla precisione del disegno e sull’impiego sapiente del colore, Duiz ci consegna un mondo cristallino rivisitato attraverso un limpido fantasticare d’inclinazione scenografica e offerto al fruitore grazie al medium costante della raffinatezza. Ma forse pochi sanno che aveva in sé anche una vena caricaturale e umoristica, che la mostra sa far intravvedere: un’indole artistica dunque apparentemente semplice, ma in realtà ricca d’interessi culturali e d’infinite sfumature esperite nella luce, nel silenzio e nella bellezza.