Livio Rosignano / 3-16 novembre

Opere recenti
INAUGURAZIONE SABATO 3 NOVEMBRE ALLE ORE 18

LIVIO ROSIGNANO Istriano di origine (Pinguente1924), sempre vissuto a Trieste, ha  iniziato ad esporre nel 1949. Ha partecipato a numerosissime mostre in Italia ed all’estero. Dalla Biennale di Milano alla Quadriennale di Roma, dal premio Michetti al Suzzara, dal Marzotto alla mostra del Po, alla  Triveneta di Padova. Sue personali a Milano, Venezia, Genova, Bergamo, Bologna, Forlì, all’Istituto di cultura di Bruxelles, a Bucarest, a Monaco di Baviera, a New York, in Austria ed in Jugoslavia. Naturalmente innumerevoli le mostre a Trieste e in regione; antologiche a Gorizia (1971), a Trieste (1978), a Udine (1976-1979-1998), al Civico Museo Revoltella di Trieste (1995-2009) e al Palazzo della Regione (2010). Nel 2011 personale sulla ”Barcolana” alla Galleria Comunale d’Arte Negrisin di Muggia.
Ha avuto ottimi riconoscimenti ed è stato premiato in varie mostre nazionali e segnalato per il Premio Bolaffi nel 1974. Ha avuto dal Comune di Trieste il Sigillo Trecentesco nel 1994. Ha collaborato come scrittore alla terza pagina del ”Piccolo” negli anni Settanta e Ottanta. Nel 1973 ha pubblicato ”Dieci pittori triestini”, Ed. Italo Svevo; nel 1974 ”Feldpost 15843”, Ed. Del Bianco; nel 1980  ”Una giovane vita”, Ed. Italo Svevo; nel 1993 ”Fiori gialli senza nome”, Ed. Istituto Giuliano di Documentazione storica; nel 2008 “Il comunista di San Giacomo” Ed. Tipografia Triestina.

Adriano Fabiani / 20 ottobre – 2 novembre

Storie di luoghi
INAUGURAZIONE SABATO 20 OTTOBRE ALLE ORE 18 
Una mostra di ottimo livello presso la Galleria Rettori Tribbio del pittore Adriano Fabiani, artista muggesano noto anche per la sua attività di animatore artistico e grafico che si dedica da lunghi anni pure alla fotografia e alla cinematografia, ha presentato una serie di opere recenti che sono la testimonianza di come sia possibile, pur rimanendo fedeli al proprio mondo figurativo, conservare non solo la freschezza ma aggiornare il linguaggio quasi cercando di raccontare con le sue tele una storia del luogo che ritrae. Fabiani è sempre rimasto legato alla veduta, al paesaggio, fin dal tempo in cui muoveva i primi passi a quella scuola di vita ed arte tenuta bonariamente durante tutti i giorni e le domeniche d’estate dal pittore Giovanni Babuder, suo maestro, uno degli ultimi animatori di alto livello del genere, al quale piaceva circondarsi di giovani allievi ed amici innamorati dell’arte verso i quali era prodigo di insegnamenti e suggerimenti. Erano gli anni settanta, tempo in cui non era raro incontrare pattuglie di pittori plein air lungo le stradine del Carso, Barcola e verso Grado, nei quali ogni anno i vari sodalizi artistici organizzavano frequentatissime competizioni ex tempore.
Lezione preziosa e ben assimilata da Fabiani che attraverso Babuder, formatosi a sua volta all’Accademia di Belle Arti di Bologna sotto la guida di Giorgio Morandi, seppe impossessarsi di un gioioso luminismo che, a differenza del maestro, non tradusse però in schemi postimpressionisti ma secondo un linguaggio personale frutto di morbida mediazione tra lezione espressionista e cubista. Una pittura corposa, efficace e mai didascalica, di un verismo trasformato che talvolta sapeva scomporsi in tensioni astratte.
Questa mostra, salvo qualche eccezione di chiaro vedutismo, ha allineato alcuni pezzi di pregevolissima fattura come ”Barche a Rovigno”, molto ammirato, e ”Il gelso dei Fabiani a Kobdilj” chiaramente ispirato alla saga familiare magistralmente descritta nel bel romanzo autobiografico del Ferrari.

Claudio H. Martelli (da Trieste ArteCultura – febbraio 2010 N. 144)

ADRIANO FABIANI è stato per lungo tempo allievo del pittore Giovanni Babuder, al quale lo legò una profonda amicizia. Da lui apprese i rudimenti di una tecnica efficace e duttile e l’amore per una visione artistica che affonda le sue radici nell’idea impressionista.
Ha tenuto, dal 1967, sessantacinque mostre personali, inoltre ha esposto in numerose rassegne collettive e di gruppo nazionali e internazionali in diverse città italiane: Udine, Gorizia, Pordenone, Grado, Monfalcone, Modena, Muggia, Milano, Padova, Roma, Trieste; ed all’estero: Slovenia, Croazia, Jugoslavia, Francia, Belgio, Germania, Austria, Svizzera, ottenendo numerosi premi e segnalazioni.
Ha partecipato nell’ambito dell’United Nations of The Arts Academy ai Simposi Internazionali d’Arte a Trieste nel 2002, Brioni (Croazia) nel 2004, Berchtesgaden (Germania) nel 2005, a Limana (Belluno) nell’ambito delle Mostre LimanArte nel centenario dello scrittore ed artista Dino Buzzati nel 2006, e nello stesso anno al Work in progress con artisti internazionali sloveni all’Ostello di Miramare e Mostra presso la Camera di Commercio di Trieste, all’8º Simposio a Muggia nel 2008, a Salisburgo presso la Sala del Municipio con la mostra ”Trasversalità, Arte triestina a Salisburgo” nel 2010. Le sue opere figurano presso collezioni private ed Enti e alla Pinacoteca Permanente dell’United Nations of Arts Academy di Trieste.
Si dedica inoltre all’incisione, alla scenografia, alla grafica pubblicitaria. Fotografo e videomaker, produce e allestisce cortometraggi ed audiovisivi. Per la Fameia Muiesana attualmente organizza la Mostra degli Artisti Muggesani giunta quest’anno alla 34ª edizione.

Questa mostra è dedicata all’amico Claudio H. Martelli, scomparso nel 2011. 



Viviana Zinetti / 6-19 ottobre

Luci sul tango
di MARIANNA ACCERBONI  
INAUGURAZIONE SABATO 6 OTTOBRE ALLE ORE 18 

Il teatro, si sa, è per molti un’autentica passione, siano essi spettatori o artisti. E il fascino del palcoscenico è rimasto fondamentale ed è sempre presente nella creatività di Viviana Zinetti, ballerina di livello e ora pittrice di qualità, che, dopo un liceo artistico frequentato negli anni giovanili a Torino, perfeziona ora a Trieste la propria passione per la pittura, “intarsiando” le tele di felici rimandi a quelle che Chaplin chiamava appunto le luci della ribalta. Cristalli Swarovski, foglia d’oro e cristalli plastici illuminano i dipinti di quest’artista, la quale sta componendo uno stile che a poco a poco si avvia a diventare inconfondibile: con taglio narrativo la Zinetti interpreta infatti, nell’ambito dell’amata danza, il tango, sottolineandone il pathos e l’accento passionale con morbidi e intensi contrappunti cromatici.
Nei passi complessi di questo ballo popolare – nato nella seconda metà dell’800 nelle periferie di Buenos Aires, Rosario e Montevideo, e divenuto successivamente una forma artistica comprendente musica, danza, testo e canzone – palpitano le emozioni e i sentimenti che l’artista sa rendere con brillante personalità e felice intuito, complice l’insegnamento altrettanto partecipe e sensibile, del maestro Livio Možina, sotto la guida del quale la Zinetti ha dipinto la maggior parte dei lavori esposti in mostra: una nuova produzione, implementata da nuovi colori, abilmente stesi e sfumati. E se l’immagine principale è dipinta esplicitamente secondo un’opzione figurativa, lo sfondo assume connotazioni diverse e più essenziali, tese a liberare, attraverso l’approccio all’astrazione, le emozioni.