Livio Rosignano / 19 – 31 ottobre

Case vecchie

Case vecchie

INAUGURAZIONE SABATO 19 OTTOBRE 2019 ORE 18.00

L’intima poesia di Livio Rosignano

Livio Rosignano ha disegnato da sempre, incoraggiato a perseverare nell’arte dal pittore Giovanni Giordani, che fu suo insegnante. Ma quando egli cominciò ad apparire sulla scena espositiva, la situazione artistica triestina era in movimento. Mentre i vecchi maestri affermatisi tra le due guerre continuavano a portare avanti i modi della tradizione postimpressionistica, novecentesca e persino simbolista e metafisica, si facevano sentire anche nella nostra città gli echi delle novità proposte dal Fronte Nuovo delle Arti nella fatidica Biennale veneziana del 1948. E quando in questo contesto si consumò quasi subito la frattura tra postcubisti astratto-concreti e neorealisti, gli artisti triestini di poco più anziani si riconobbero, più o meno, nel primo schieramento, mentre i giovanissimi che si aprivano allora all’esperienza dell’arte sentirono il fascino ed il richiamo dell’arte impegnata del neorealismo. Questi ultimi costituirono l’avventurosa bohème triestina dei favolosi anni cinquanta, muovendosi tra il bar Moncenisio, la taverna Murago e le soffitte del centro cittadino dove dipingevano, spesso in gruppo per risparmiare. Livio Rosignano, pur non condividendone appieno l’ideologia socio-politica e men che meno la poetica neorealista, fu loro vicino in quanto sentiva il bisogno di una maggiore libertà di movimento di contro al raffinato stilismo dei pittori più anziani del versante postcubista. Invece, avendo occasione di frequentare i vecchi maestri Adolfo Levier e Vittorio Bergagna (dal quale per un certo periodo fu ospitato nello studio), egli orientò il suo nativo espressionismo nell’ambito del postimpressionismo, ponendo nel contempo attenzione sia al versante vitalisticamente fauve di Levier sia a quello contemplativamente luministico di Bergagna. A partire dal 1950 Livio Rosignano fu a più riprese a Milano (e per un certo periodo condivise lo studio con Marino Sormani) ed ebbe modo di confrontarsi con una situazione artistica complessa ed articolata, sia per gli apporti culturali locali sia per le stimolanti presenze forestiere a livello europeo. Al definitivo ritorno a Trieste l’artista, memore del particolare luminismo chiaroscurale della tradizione lombarda che, per i rami, risaliva fino a Leonardo, abbassò il tono contemplativamente luministico di Bergagna e sciolse il guizzo cromatico fauve di Levier in atmosfere filtranti ed umbratili, mentre l’immagine subiva una trasformazione di tipo espressionistico sia sul versante vitalistico che su quello di una struggente malinconia. E così Livio Rosignano negli ultimi trent’anni ha messo a punto una propria ed originale maniera pittorica che ne ha fatto, come tutta la critica ha concordemente affermato, il cantore fervido ed appassionato di una particolare temperie spirituale della nostra città e l’artista più amato dal pubblico.

Vecchia osteria

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Barcolana

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Bora a Barcola

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Caffe San Marco

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