INAUGURAZIONE SABATO 19 MAGGIO ALLE ORE 18
Lo ricordiamo con una serie di opere significative del suo percorso artistico. Personaggio molto noto a Trieste, figura caratteristica e caratterizzante di un particolare tempo recente che ci è piacevole e caro rievocare. Artista e comunicatore (con la pittura e con la parola) della sua gioia di stare a contatto con la natura circostante e con la sua gente. Numerose le mostre (a Trieste e in molte altre città), le recensioni, le critiche e i riconoscimenti.
BIOGRAFIA Giuseppe detto “Pino” Ferfoglia nasce nel 1924 a Trieste, nella zona di Roiano – Scala Santa. Trascorre la prima gioventù tra i pastini e nelle campagnette della periferia; l’atmosfera e la luce di quelle contrade, di quell’epoca, gli rimangono sempre presenti come parte essenziale del suo essere.
Si diploma all’Istituto Nautico di Trieste e, nonostante gli anni non facili, deciso a proseguire gli studi, si iscrive alla Facoltà di Scienze Economico Marittime di Napoli. Negli anni dell’Università fa comunque in maniera di essere presente a Trieste, avendo a cuore le sorti della città, allora ancora non ricongiunta all’Italia.
Terminati gli studi trova impiego come ispettore di dogana a Trieste, continuando anche a partecipare alla vita politica della città come consigliere comunale e provinciale.
Nella pittura è autodidatta e segue la sua inclinazione naturale ispirandosi soprattutto all’ambiente del Carso triestino; per affinare la sua tecnica, comunque, negli anni frequenta corsi di figura ed incisione.
Comincia a mettersi alla prova come pittore nelle mostre universitarie a Trieste; in seguito si afferma in collettive e personali nella sua e in molte altre città.
Nel 1973 lascia il suo impiego alle dogane e si dedica completamente all’impegno artistico.
Negli ultimi anni lavora al “Diario apiario” una raccolta, non ancora pubblicata, di episodi della sua vita illustrati in maniera naif e narrati con la consueta ironia.
Chiude la sua vita nel 2007, dopo una lunga malattia affrontata sempre con lo stesso inconfondibile distacco.
Il suo atteggiamento disincantato nei confronti della vita, con la consapevolezza, tuttavia, della sua missione di artista, possono essere sintetizzati da una sua frase, citata nel libro “La strage degli anatroccoli” di Kenka Leković: “Devo morir ma son anche pittor”.
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