Otilia Saldana / 8 – 21 maggio 2010



I colori di Panamà
di MARIANNA ACCERBONI

INAUGURAZIONE SABATO 8 MAGGIO ALLE ORE 18

Otilia Saldana porta a Trieste l’eco di antichissime civiltà, i cui decori venivano realizzati attraverso elementi e pigmenti naturali, con i quali le donne indigene kuna usavano dipingere il proprio corpo, realizzando ancestrali esempi di body painting e che l’artista riprende nei suoi lavori in modo originale e autonomo rispetto al tema del folklore: simboli e segni che furono adoperati in seguito dalle indios kunas anche per decorare la camicia e il vestito di uso quotidiano, chiamati mola, e per abbellire le altre parti composite del loro abbigliamento mediante la sovrapposizione di strati di tessuto opportunamente ritagliati e cuciti a formare disegni complessi e nel contempo essenziali, in cui si riflette la luce e la vitale poesia dei Tropici.
Se, nell’osservare le interpretazioni dei decori popolari e i personaggi ritratti da Otilia, che vanno a formare una pittura naturalmente armonica, è istintivo, in rapporto al suo cromatismo acceso, il riferimento all’arte della mitica pittrice messicana Frida Kahlo, la quale esorcizzò il dolore attraverso l’intensità della sua brillante tavolozza e delle sue pulsioni; né può mancare, nell’analisi dell’iterazione del suo segno lineare e incisivo, il riferimento al ritmo dell’arte Inca, che connotò molte aree dell’America del Sud attraverso il più vasto impero precolombiano del continente americano; né, per scivolare in ambito letterario – conclude Accerboni – si può scordare la magica atmosfera, la quale avvolge i racconti del grande scrittore colombiano Gabriel Garcia Márquez, assieme alla luce e al silenzio, che rendono abbacinanti e uniche le strade di Macondo in “Cent’anni di solitudine”.

BIOGRAFIA
Giunta, per gli accadimenti della vita, a Trieste a soli 25 anni proveniente da zone di sogno, come quella sottile lingua di territorio – il Panamà – che congiunge Pacifico e Atlantico, tra il Mar delle Antille, la Colombia e la Costa Rica, Otilia Saldana ci dona il sorriso, l’allegria e la poesia della sua gente che, nel cuore del centro America, prende ogni giorno la vita come viene e “vive quello che ha”. Dopo il matrimonio e la nascita del primo figlio, scopre in sé la passione per l’arte e vi si avvicina, frequentando, in una sorta di full immersion, l’atelier del pittore triestino Paolo Cervi Kervischer, attivo in particolare nell’ambito dell’espressionismo astratto. Dopo aver sperimentato l’acrilico, la tecnica mista e l’olio, sceglie quest’ultimo quale mezzo prediletto e attraverso tale miscela compone un universo vivacissimo e felice sotto il profilo cromatico, che rispecchia e interpreta in chiave contemporanea il mondo da cui l’artista proviene, una terra ricca di tradizioni e di bellezze ancora poco note, in cui la civiltà indigena s’intreccia a quella spagnola, presente sul territorio dal XVI secolo.

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