INAUGURAZIONE SABATO 19 NOVEMBRE ALLE ORE 18.
Non temo di spingermi troppo oltre affermando che alcune delle sue realizzazioni sono nella scala dei giganti, ch’esse possono confrontarsi con le opere degli anonimi dell’Isola di Pasqua, delle Indie arcaiche, o dell’Egitto faraonico. Qualcuno dei suoi personaggi, uomini o animali, ci “appare” come l’emanazione d’una divinità sovrana ed io non conosco che pochissimi scultori che siano stati così profondi come Dequel nell’osservazione dell’animale, al fine di rivelarci un po’ del suo sconcertante mistero. Andrè Verdet – Saint Paul de Vence (Francia)
Perciò il lavoro artistico di Oreste Dequel, germinato dalla riconsiderazione della mitica e favolosa arcaicità mediterranea e innervato degli interrogativi di una dimensione esotica e lontana, propone positivamente a tutti noi una nicchia segreta di liberatoria creatività e fantasia, come alternativa all’incomunicabilità e all’alienazione e come viatico affidabile per il raggiungimento della felicità.
Sergio Molesi – Trieste
Oreste Dequel nasce a Capodistria nel 1923 (quando la città era ancora italiana). Dequel si trasferì a Trieste nel 1945 e quindi passò definitivamente a Roma nel 1960. La sua casa a Trastevere fu però “la casa dell’eterno ritorno”, perché l’artista per tutta la vita viaggiò e lavorò in tutti i continenti. Uomo colto e curioso del mondo, passava le estati a Vence en Provence, lavorando a turno in vari paesi, specie negli Stati Uniti. Qui insegnò al Contemporary Art Workshop di Chicago (1969) e dal 1973 tenne la cattedra di Belle Arti all’Università di Iowa City. Le sue mostre sono state per gran parte all’estero: da New York a Londra, da Sidney a Zurigo. Per due anni (1979-1980) tenne anche la cattedra all’Accademia Internazionale di Salisburgo. Muore prematuramente a Roma nel 1985.