Fulvio Dot / 18 – 31 maggio

Inaugurazione sabato 18 maggio alle ore 18

Barcode, 2012, cm.140x100

Barcode, 2012, cm.140×100

I paesaggi di Dot, In Precario Equilibrio di Ilaria Dot

“Precario” e “2.0”: due parole che, se ci si pensa, sintetizzano la nostra epoca. Le ritroviamo entrambe, in quest’esposizione di Dot. Quasi che (suo malgrado, forse) la sua arte si facesse specchio della società contemporanea. Ad essere “in precario equilibrio” sono i suoi paesaggi, testardamente aggrappati a quella ragnatela di spaghi e ghiere di metallo che sembra volerli salvare dall’oblio. Sono facciate di case diroccate, erose dal tempo e dal ricordo, in bilico tra le ampie campiture bianche e il ricorrere dei simboli del nostro quotidiano. Parliamo di codici a barre, asterischi e  cancelletti che, quasi senza accorgercene, la tecnologia ha incluso a forza nel nostro vocabolario abituale. E certo si cadrebbe in errore se non si riconoscessero quali meri pretesti per il gioco decorativo a cui Dot ci ha sempre abituati. Eppure, al di là di questo, è sin troppo facile scorgerci qualcosa di più. Una speranza di riscatto, forse, che la modernità offre al passato. Una mano tesa all’uomo per reinventarsi senza scomparire. O magari, chissà, anche un velato timore. 

E poi c’è il 2.0, accoppiata di cifre che identifica l’era dei social network e della condivisione online. Il pittore monfalconese la associa alla parola Venezia, nel dar nome alla sua più recente produzione pittorica. A Trieste la presenta in anteprima, con un campionario ridotto ma emblematico di quello che, a conti fatti, non poteva essere che il naturale approdo di un percorso creativo avviato da anni. Sotto il titolo di “Venezia 2.0” si racchiudono, infatti, vedute del Canal Grande e di altri luoghi emblematici della città, reinterpretati alla luce della sua ricerca personale. E non è, questo, il punto di arrivo dell’esposizione. Al contrario, è l’inizio annunciato di un’esposizione futura. Sì, perchè anche qui, come negli altri paesaggi, i simboli del nuovo restaurano il vecchio, ma al contempo rischiano di cancellarlo. Ed ecco allora che ci troviamo di fronte al terzo passaggio di quello che iniziò come un paesaggio fragile, la cui distruzione sembrava imminente; Un paesaggio poi faticosamente ricostruito, in un cantiere aperto di malte, vetri, catrame e sovrapposizione di tele; Un paesaggio che, oggi, rimane in bilico tra quello che era e quello che tale ricostruzione l’ha reso.
In precario equilibrio, insomma, come continua ad esserlo Dot tra figurativo ed astratto. Tra la riconferma di uno stile inconfondibile, e l’aggiunta di materiali sempre nuovi alla sua essenza polimaterica. Tra il suo passato di studi architettonici, e il consapevole annullamento prospettico. Tra la concretezza della storia e le infinite seduzioni del virtuale.

Biografia: Fulvio Dot è nato a Monfalcone nel 1956. Diplomato all’Istituto Statale d’Arte di Gorizia, successivamente completa il corso di laurea in architettura presso l’università di Venezia. E’ del 1976 la sua prima mostra personale.
Vive e lavora a Monfalcone nello studio di via Garibaldi 43.

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