INAUGURAZIONE SABATO 8 OTTOBRE ALLE ORE 18.
Natura e luce di Marianna Accerboni
Sensibilità, tenacia, una tecnica finissima supportata dalla scelta dei materiali migliori, un talento indiscusso e la capacità rara di fantasticare con misura, superando la realtà di quel tanto che basta per entrare in un mondo più affascinante del reale, ma a esso perfettamente aderente: sono queste alcune delle doti principali, assieme alla chiarezza e all’intuizione, di Livio Možina, artista autodidatta, che espone dalla fine degli anni sessanta, apprezzatissimo non solo in regione ma a livello nazionale. Amato da collezionisti e appassionati d’arte e dai giovani, per la freschezza sempre rinnovata della sua pittura.
Ogni sua mostra è infatti una piacevole sorpresa, perché ogni volta c’è qualcosa di nuovo e di coerente da apprezzare nel linguaggio e nell’evoluzione dello stile del maestro. In quest’occasione, accanto alla consueta, magica consapevolezza della luce e alla delicata accentuazione del dato luministico in rapporto alla realtà, Možina riesce a sottolineare ancor di più l’effetto lievemente onirico e favolistico dei suoi dipinti attraverso la profondità sfumata dello sfondo, che caratterizza certe magnifiche nature morte, come per esempio le more o i candidi bucaneve, che nascono nei suoi boschi sottilmente fatati per la bellezza della luce che ne esalta i cromatismi.
Concentrando poi l’attenzione sulla sua evoluzione in ambito coloristico, va notato che l’artista propone in questa rassegna, che espone opere realizzate per la maggior parte negli ultimi due anni, anche una natura morta di pesci inattesa, luminosissima e colorata secondo la sua predisposizione al racconto fantastico, espresso con intensità ma con grazia e con quell’attitudine neoromantica che rende senza tempo e sempre migliore la sua pittura.
Un lieve realismo fantastico, quello di Možina, che s’intreccia all’iperrealismo, di cui il pittore ci offre una lettura personale e sempre nuova, fissando sulla tavola dipinta a olio, attraverso l’interpretazione luministica della natura, un ricco mélange di sentimenti e di proposte che travalicano l’iperrealismo puro, come per esempio quello di Domenico Gnoli. In Možina l’algida accentuazione del dettaglio non è infatti mai motivo di straniamento per il fruitore, ma di sottile, intima coesione con quest’ultimo.