Livio Crovatto / 23 febbraio – 8 marzo

La bora si diverte

INAUGURAZIONE SABATO 23 FEBBRAIO ALLE ORE 18.00
Presentazione di Walter Chiereghin
Dall’Istria a Venezia… (passando per Trieste…)
La fotografia onesta di Livio Crovatto

Assume le caratteristiche di un’antologica la mostra delle immagini create nel tempo da Livio Crovatto, che ritorna con la presente occasione espositiva sui propri passi, proponendo una selezione di fotografie digitali estrapolata da tre diversi e successivi momenti della sua esperienza creativa con la fotocamera: Venezia e la sua laguna, l’Istria interna e la sua dimensione rurale, e il centro storico della sua città, Trieste, di recente fatto oggetto di un bel volume, «La più strana città», dove le immagini sono poste in relazione con brevi citazioni, in versi o in prosa, di alcuni autori che hanno contato nell’altra sua dimensione culturale, quella di uomo di Lettere.
L’esposizione si qualifica dunque come un’occasione stimolante per ripercorrere gli itinerari tracciati dall’autore all’interno delle tre straordinarie scenografie che gli si proponevano, aprendosi alle sue passeggiate. Seguendo il suo incedere, è possibile immaginarlo lento e assorto, impegnato a ricercare, tra quanto gli si presentava alla vista, lo scorcio in grado di conferire dinamicità alla scena, la campitura di colore più rispondente alle esigenze compositive ricercate, gli effetti chiaroscurali che offrissero un’aggiunta di profondità alla scena ritratta dall’obiettivo.
Per il visitatore della mostra accompagnare Crovatto nelle sue peregrinazioni attraverso gli spazi dei quali si è detto significa immergersi in una realtà antiretorica, quasi del tutto scevra del pericolo di ricercare inquadrature basate sull’esaltazione di elementi architettonici o naturalistici studiatamente spettacolari, una visione “feriale” dei soggetti ripresi, una narrazione basata sulla quotidianità, talvolta persino dimessa. È così che l’autore propone le sue immagini distillandole da una sua poetica cheta, serena e rasserenante, lontana da luccichii posticci e dalla ricerca spasmodica di facili effetti scenografici. Che sono talvolta ineliminabili, ma sui quali non si appoggia mai del tutto l’attenzione dell’artefice.
Tradotto in un diverso linguaggio, il risultato cui perviene il fotografo risulta in perfetta assonanza col dettato elaborato più di un secolo fa da un grande poeta, il maggiore tra i triestini, che asseriva che quanto rimane da fare ai poeti fosse una poesia onesta. L’impegno di Crovatto sembra oggi essere quello di tradurre quell’aurea indicazione, calandola in un diverso contesto creativo, nel suo onesto lavoro di fotografo.

Walter Chiereghin

_ASC4877-002-b DSC_1313

_BSC8071-002

FacebookTwitterGoogle+PinterestEmail