Bernini – Zoppolato / 16-29 giugno

Bernini – Zoppolato, due linguaggi, uno stile  
di MARIANNA ACCERBONI  
INAUGURAZIONE SABATO 16 GIUGNO ALLE ORE 18 

Due pittori dal linguaggio diverso, ma complementare e sintonico per capacità fantastica e inclinazione alla sperimentazione, testimoniano alla Galleria Rettori, da sempre attenta all’evoluzione delle espressioni artistiche non solo locali e regionali, la maturità del loro percorso. Livio Zoppolato, allievo di Vittorio Cossutta e della Scuola dell’Acquaforte Carlo Sbisà, fortemente fantasioso, sceglie di esporre l’ultima fase del proprio itinerario linguistico: dopo aver dimostrato una forte duttilità nell’espressione artistica figurativa, in cui con seducente narrazione o centrato simbolismo, ha saputo interpretare morbidamente e con colori caldi il paesaggio, soprattutto quello istriano delle sue origini, ora sgretola e sintetizza il dato naturale. E ne conserva la luce, accentrando la propria attenzione sui vecchi e sofferti muri – una parte per il tutto – delle antiche case, che prima era solito effigiare con inclinazione figurativa, riuscendo ora a esprimerne il fascino e la trasognata realtà attraverso un linguaggio informale di forte valenza materica, in cui il colore fa da contrappunto alla vetustà dei brandelli di muro e – simbolicamente – al grigiore della vita. Il gioco rappresenta per molti artisti anche famosi, quali per esempio Marcel Duchamp e Marc Chagall, uno dei motivi principi del dipingere. Così è anche per Ferruccio Bernini, il quale, forte della sua esperienza nell’ambiente scenografico del Teatro “G. Verdi” di Trieste, dopo la formazione artistica con i pittori Gianni Roma e Michele Loberto, il gioco ha saputo, con la sua arte, inseguire e raccontare. In mostra il quadro principale è dedicato al duello che condusse alla morte il poeta, scrittore e drammaturgo russo Aleksandr Sergevic Puskin, da lui stesso preannunciata nel romanzo in versi Eugene Oneghin, poi musicato da Tchaicovsky: nel sintetizzare il senso dell’azione, Bernini vi fa prevalere un simbolismo coraggioso e d’avanguardia, il quale sviluppa quasi nella terza dimensione l’amata tecnica del collage, che l’artista sa eseguire con molta raffinatezza, liberando la propria fantasia in modo irrefrenabile, ma nel contempo armonioso e cromaticamente suadente. Ancora il teatro è spunto: ed ecco, fra gli altri, l’”L’olandese volante” e “Una notte al Teatro San Carlo”, con uno splendido Pulcinella materico, che siede imperturbabile, abbigliato con due scarpe di colore diverso ma assonante. 

BIOGRAFIE 
FERRUCCIO BERNINI è nato a Trieste. Si è formato inizialmente sotto la guida del professore Gianni Roma nel corso di frequentazione della Scuola Marinara e in seguito artisticamente col pittore e restauratore Mº Michele Loberto. Ha iniziato ad esporre nel 1963, partecipando attivamente alla vita artistica cittadina con mostre personali, collettive e di gruppo. L’esperienza del restauro gli consentì un approfondimento tecnico non comune e gli fornì i mezzi per una scelta espressiva meditata che andò evolvendosi in una rigorosa ricerca formale lungo strade segnate da richiami alla pop-art e al nuovo realismo alla maniera di Schifano. A partire dal 1970 ha tenuto più di trenta mostre personali in varie gallerie cittadine. La sua pittura è capace di fondere i simboli naturalistici e i suggerimenti visivi provenienti dal paesaggio urbano e dai media visivi con le esigenze dell’astrazione e della narrazione. Sapiente divisione spaziale, campiture tonali e ampie, marezzature, riporti ed abrasioni si fondono in discorsi dal vago sapore costruttivista nei quali pur tuttavia emerge, al di là delle impostazioni geometriche che reticolano i contenuti, una poetica limpida e di tipo espressionista. La ragione e il sentimento si equivalgono in un tentativo di reciproco superamento lasciando ampio spazio all’analisi. Ampia anche la sua attività nel design e nell’arte applicata. Nel corso dei primi anni ottanta ha collaborato con il Laboratorio scenografico dell’Ente Lirico ”Giuseppe Verdi” di Trieste, ideando ed organizzando assieme agli artisti del Laboratorio, sotto la sigla ”Arte T. 81”, numerose mostre collettive e di gruppo. (Claudio H. Martelli – dal “Dizionario degli Artisti Triestini”)
LIVIO ZOPPOLATO si è formato artisticamente con il maestro Vittorio Cossutta e seguendo i corsi della Scuola Libera dell’Acquaforte di Trieste Carlo Sbisà. Ha iniziato l’attività artistica nel 1967 è tenuto diverse mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Intensa la sua partecipazione a concorsi ex tempore a livello nazionale ed internazionale. Sue opere si trovano in numerose collezioni pubbliche e private. Vive a Trieste.

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