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Ironikamente
di DANIELA MUGITTU
INAUGURAZIONE SABATO 16 GENNAIO ALLE ORE 18
“Sono arrivati dei sogni, risalendo il fiume. Ci fermiamo a parlare con loro che sanno tante cose, tranne da dove vengono.”
Franz Kafka
Il lavoro sulla tela di Annamaria Ducaton può essere definito un atto maieutico perché segna l’inizio della ricerca di un soggetto inedito, di un ciclo originale, di una sperimentazione inattesa. Artista onirica ed enigmatica si abbandona al medium pittorico assecondando quello scatto intuitivo che la conduce ad intraprendere percorsi dalla piega talora inaspettata, affrancandosi dall’impasse naturalista in quanto, diventando via via più fluida, risponde ad un’esigenza quasi automatica che rispecchia la sua parte più nascosta, più profondamente autentica.
I suoi dipinti assomigliano a dei rebus, a dei patchwork sognanti che riescono a catturare l’atmosfera della nostra epoca.
Si rivela in essi un sentimento di arguta rivisitazione e di aderenza all’attualità che contamina l’arte… e, forse, non si tratta solo di ironia. Conoscere la sua pittura significa entrare in un esclusivo mondo fatto di colori, profumi, musica, comprensione rapida di ciò che ci circonda, impulsi, amore per l’arte in tutte le sue manifestazioni, anzi è possibile dire che la Parola si invera nella Pittura dal momento che scava all’interno della cultura mitteleuropea e della tradizione ebraica le forme del presente. È un’artista a tutto tondo attenta nel coniugare “mestiere” e società, citazioni letterarie, poetiche ed esperienze personali. A discapito del suo essere estroversa ogni qualvolta si appresta ad affrontare un nuovo tema si raccoglie in un grande silenzio per poi dare origine ad un’operazione coraggiosa ed ostinata.
Cattura quindi il colore e la luce per distillarli attraverso un’amplificazione che costruisce le immagini, con un preciso scopo quello di liberarci dalle trappole della percezione. L’uso della semplice sabbia, della finissima terra o della polvere vulcanica con le loro variegate gradazioni cromatiche provenienti dai vari continenti – non temendo metaforicamente né l’acqua né il vento – rende materica la superficie dei quadri. È un procedimento tecnico che ben si adatta ad esprimere la precarietà della vita, del suo essere transitoria e tuttavia legata a schemi sociali, così come Kafka ha immaginato la condizione dell’escluso, di colui che vive al di fuori delle convenzioni, in definitiva ha creato una circostanza assurda, la trasformazione di un giovane uomo, Gregor Samsa, in un insetto rifiutato da tutti per suggerire la disumanità della condizione umana. È forse possibile uscire dalla bestiale umana quotidianità? Ecco dunque i tre emblematici ritratti Gregorio sul tappeto rosso, Gregorio in posa, Gregorio e la luna verde: prendiamo coscienza della nostra identità solo quando ci confrontiamo col diverso.
L’attività di Annamaria Ducaton è organizzata attorno ad un microcosmo pulsante in cui i segni si muovono tra colore e forma, pieno e vuoto, presenza e assenza. Ne deriva una reazione tra elementi compositivi dell’opera, ossia un’energia sprigionata fra i materiali e lo spazio che li accoglie. L’indagine è circoscritta a tali flussi di materia colorata che scorrono liberi sull’intera area della tela. Ad un primo impatto le sue opere sembrano la messa in scena di un dramma esistenziale, personale o collettivo. L’impressione è dovuta alla tensione emotiva generata da forti tinte predominanti quali il rosso, l’oro, il blu spesso presenti nella sua tavolozza, non meno del conflitto tra fondo e figura. Quest’ultima infatti, vera e propria forma, vive l’inquietante dinamismo d’essere al tempo stesso parte del piano del quadro e dello spazio illusorio, la descrizione dell’incontro formale tra superficie e terza dimensione.
Nel suo racconto prevale un’intonazione ironica, il gusto per una visione ipertrofica della realtà. Ogni quadro è il fermo immagine di un’azione colta nella sua massima intensità espressiva pervasa da un’idea teatrale della rappresentazione.
Le figure maschili o femminili, spesso stilizzate, sono congelate nel tempo e nello spazio imprigionate in una narrazione irreale… surreale. Nonostante la gamma cromatica sia brillante e vivace, l’atmosfera è carica di eccitazione come se i personaggi fossero in attesa di un’imminente calamità o, di contro, di un pieno appagamento.
Ogni forma è sempre forma simbolica e anche il colore è una forma, anzi fa parte della forma. Siffatta produzione pittorica ha a che fare con la donna Annamaria Ducaton, che vi porta dentro tutta la sua essenza, la sua musica, la sua filosofia e riesce a mettere ordine nella “lateralità” del pensiero, perché alla fin fine i suoi quadri sono profondamente armonici, cioè possiedono la coerenza della profondità, sono euritmici, vestono la struttura dell’argomentazione persuasiva. A prima vista sono belli ma non di una bellezza banale o stereotipata, sono belli perché in realtà sono veri, vale a dire veri naturalmente della verità dell’arte, con infinite fonti, di cui forse una rimane più sottolineata: l’ascendenza klimtiana per il preziosismo bizantino nell’uso dell’oro in contrapposizione con l’opacità di tanta arte attuale, virtuale ed effimera.
Diventa allora quanto mai vero l’aforisma di Fëdor Dostoevskij “La bellezza salverà il mondo”, bellezza intesa come educazione delle coscienze.
BIOGRAFIA Annamaria Ducaton nasce a Trieste respirando da subito l’atmosfera artistica della famiglia. Da bambina inizia lo studio del pianoforte e dopo cinque anni lo abbandona per dedicarsi alla pittura.
Ha all’attivo un’ottantina di mostre personali a Trieste, Duino, Lignano, Udine, Gorizia, Maniago, Brunico, Dobbiaco, Steinhaus, S. Bonifacio di Verona, Trento, Roma, Torino, Milano, Isola d’Istria, Lubiana, Dobrovo, Salisburgo, Graz, Helsinki, Basilea, Terezin (Rep. Ceca), Venezuela, California L.A. Ha partecipato a oltre un centinaio di esposizioni collettive in Italia e all’estero.
Lavora sviluppando vari temi permettendole così di approfondire gli argomenti dettagliatamente, ricavandone un importante apporto culturale a livello non solo personale. La musica e la letteratura camminano sempre assieme al suo lavoro pittorico. Tra i principali cicli ricordiamo: Venezuela Femmina, Fiabe di Luna, La Donna del Mare, Sortilegi e Incantesimi, Atomo e Creazione, Kalevala, Prokofiev, Il Cantico delle Creature, Meriadiani dell’Immaginario, Sogno, Sensualità Tropicali, Anna Frank, Mahler, Cuore, Kafka. Collabora con la rivista Trieste Artecultura per la Hammerle Editori.
Ha pubblicato: 1977 Proiezione di un’infanzia, TST Trieste; 1979 All’ombra del mango, La Laguna; 2001 Ciclo pittorico su Anna Frank, Edicolors; 2002 Amiche mie carissime, Hammerle Ed.; 2008 113 Gradini verso la felicità, Franco Rosso Ed.; 2009 Effulgurazioni, Franco Rosso Ed.