Apertura sabato 8 luglio 2023 alle ore 18.00, con un’introduzione critica di Gabriella Dipietro
ARCOBALENI DI GLORIA
Questa mostra nasce dall’incanto dell’arcobaleno. L’idea di arcobaleno viene per gli antichi che così l’hanno chiamato, più che dai suoi colori, come noi lo intendiamo, dalla parola arco, e così era visto, come un grande arco, a suo tempo un’arma, proteso tra cielo e terra, e pertanto l’immagine di copertina dell’invito porta proprio l’arco vivente che riunisce cielo e terra, oriente e occidente, con il suo amore.
La gloria di cui parlo è dunque quella degli arcobaleni con cui si manifesta la gloria divina, o di cui appare circonfuso Dio stesso quando si manifesta, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento.
Parlando dei colori, i colori primari in pittura sono tre, giallo, rosso e blu, infatti, riuniti, danno il colore bianco, se messi su un dischetto e fatti vorticare, altrimenti il grigio, essendo colori materiali. Ed in tal senso molte icone presenti sono oro, rosse e blu; e dei crocifissi, tra cui quello di San Damiano, dipinto da un artista serbo operante in Umbria, presenta ai bordi questi tre colori, con il giallo reso dalla foglia d’oro, e promanante dalla luce del nimbo di Cristo, a significare Lui come sole invitto, infatti è un Cristo trionfante, la cui luce, come arcobaleno, si propaga rinnovando e creando un nuovo mondo, quello dei risorti, teso come un arco tra cielo e terra.
In tal senso in alcune icone compare l’arcobaleno, in altre, predominano i tre colori primari, in altri, una cromia ben definita. Gli antichi pittori di icone ben conoscevano la realtà celeste archetipica, quella dei colori del Creatore, colori che vivevano nella loro interiorità, colori divini che dipingevano questa loro interiorità, che si lasciavano dipingere. Conoscendoli, con i colori corrispondenti del nostro mondo sublunare ci additavano la via ai primi. E così è ora. Solo il Cristo, splendente più del sole, è il centro della vita divina, e tutti gli altri colori gli fanno corona. Sono colori luce, infatti anche il verde si trova nell’arcobaleno, i colori delle icone sono i colori dell’arcobaleno, celesti.
L’augurio è che per noi questo arcobaleno di gloria, che ha già scoccato la sua freccia, possa far breccia nel nostro cuore.
Certamente l’ha fatto nel cuore di Santa Giovanna D’Arco e compagni, raffigurata come un grande arco, tra cielo e terra, vera amazzone del Graal per le gesta eroiche e la visione. La vediamo poi immersa nell’oro puro al momento della consacrazione del suo re, più che il re terreno, dell’unico Re Celeste, la cui cerca è aperta a ciascuno di noi, e sempre attuale.
Carolina Franza
“Sono andato maturando l’ipotesi che la pittrice triestina Carolina Franza abbia concepito la sua visione artistica, durante un non breve soggiorno giovanile a Firenze. Nei musei e gallerie del capoluogo toscano avrà avuto modo di scoprire e innamorarsi delle pitture su tavola pre-giottesca, dei suoi fondi d’oro, convincendosi come questo fosse stato un periodo definitivamente concluso, con la grande pittura del Quattro e Cinquecento. Le capitò di imbattersi nel magistero di Tommaso Palamidessi, che stava insegnando ai fiorentini negli anni Ottanta i segreti della pittura di icone, guardando al grandissimo russo Andrej Rublev (1380-1430) e alla tutt’ora operosa officina artistica dei monaci greci del Monte Athos. Da questo momento Carolina Franza cominciò a dipingere le sue icone, su tavolette di legno, sulle quali incollare una tela di bisso, da intonacare con una miscela di gesso di Volterra e colla di caseina lattea. Su questa bianca superficie la pittrice incolla foglietti d’oro a formare il cielo soprannaturale dell’Empireo, contro il quale si stagliano le figure della Trinità, della Vergine, degli Angeli e dei Santi. (…)
L’ispirazione sacra è così presente che parecchie icone della Franza sono state sistemate in chiese e cappelle: come a Zindis, Aquilinia, presso la chiesa dei Santi Ermacora e Fortunato di Roiano, presso le Beatitudini, presso la chiesa di Santa Caterina, di San Luca, dei Santi Andrea e Rita e presso l’ltis di Trieste. Altre opere hanno lasciato Trieste per chiese e istituzioni di altre città italiane e all’estero . (…)
Il pericolo, per chi segue una cultura pittorica così legata alla tradizione come quella delle Icone, è di farsi cogliere dalla tentazione delle copie. Mi è capitato di ammirare perfettissime tavole “neobizantine”, condotte con eccezionale perizia pittorica, ma poi scoprivo come fossero perfettamente desunte dalle pagine a colori di costose storie dell’arte. Pericolo che Carolina non corre: ben difficilmente, pure un occhio poco esperto potrebbe credere che le sue tavole vengano dal passato. La mano, il tratto, la sensibilità della nostra pittrice la fa appartenere al clima pittorico dei nostri giorni. Si veda così come i “nimbi” d’oro, cari agli artisti bizantini e russi, cedano – a un certo punto – a delicati e del tutto occidentali mondi dipinti con tinte pastello.
Un fervido elogio spetta a Carolina Franza per le sue preghiere dipinte che ci hanno rivelato ancora una volta un’anima bella e un talento artistico di qualità.” (…)
Sergio Brossi
(da “Vita Nuova”- 22 giugno 2018)
Carolina Franza nasce a Trieste, e inizia a dipingere fin da piccola. Alle scuole medie partecipa a due ex-tempore, venendo premiata.
Segue le lezioni a Firenze della pittrice e creatrice di vetrate Luisa del Campana, ed apprende la n1:1cessità di impadronirsi di tutti gli stili prima di sceglierne uno personale. E del 1981 il primo incontro con gli insegnamenti di Tommaso Palamidessi, e il 1989 vede le prime mostre di icone, (Firenze, Spoleto), che prendono a modello, come avviene tradizionalmente, le opere del santo iconografo russo Andrej Rublev, con la verifica e l’ispirazione costante del suo Maestro d’Arte Alessandro Benassai. Sempre dal 1989 ad oggi insegna l’arte dell’icona.
Le sue icone si trovano in diverse chiese di Trieste, (Zindis, Aquilinia, Santi Ermacora e Fortunato, Beatitudini, Chiesa di Santa Caterina, Chiesa di San Luca, Santi Andrea e Rita … ), a Latina alla Chiesa di S. Francesco, Centro di Studi Biblici di Montefano, presso l’I.T.I.S. a Trieste, ed in luoghi pubblici e privati nei cinque continenti: in America (Denver, New York), Alaska, Australia, Belgio, Croazia, Etiopia, Francia, Germania, Grecia, Emirati, Hong Kong, Inghilterra, Italia, Macedonia, Kenia, Russia, Singapore, Slovenia, Svizzera.